ALBA FUCENS, la piccola Roma nel cuore dell’Abruzzo
Adagiata ai piedi del monte Velino, la suggestiva città di Alba Fucens è rimasta per secoli la “città del silenzio”arroccata su tre colli del Pettorino, di S. Pietro e di S. Nicola, cinta dalle possenti mura in opera poligonale.
Alba Fucens, colonia latina fondata alla fine del IV sec. a.C. sulle rive del lago Fucino, è stata la chiave di penetrazione romana in Abruzzo, il centro di irradiazione dell’alfabeto e della lingua latina, delle merci e dei modelli culturali. La città ha visto alternarsi fasi di prestigio economico e politico, testimoniate anche da proprie emissioni monetali nel corso del III sec. a.C., a periodi di emarginazione e di decadenza, seguiti da fasi si ricostruzioni e di monumentalizzazione attribuibili in particolare all’evergetismo dei sovrani giulio-claudii.
La mostra, tesa a rilanciare l’interesse su Alba Fucens, offre l’occasione per esporre, attraverso una campionatura significativa di oggetti e opere d’arte legate alla vita ed alle attività della città imperiale, i risultati preliminari degli studi e dei lavori di allestimento definitivo del futuro Museo di sito.
Al visitatore di Alba si offre lo spaccato di una città romanizzata nel cuore dell’Appennino, l’evocazione della grandiosità degli edifici destinati alle attività pubbliche e la ricercatezza delle decorazioni delle abitazioni private. Pur essendo solo parzialmente scavato, il sito ha restituito infatti testimonianze archeologiche di particolare rilevanza e raffinatezza, dimostrando di essere uno straordinario crocevia di culture e di civiltà.
L’intento complessivo alla base delle scelte progettuali è quello di relazionarsi fisicamente ai contenuti dei temi espositivi, privilegiando scelte formali che diventino messaggi percettivi in grado di coinvolgere il visitatore in una lettura non esclusivamente accademica del dato scientifico. Nel susseguirsi dei diversi impianti scenografici si vogliono sperimentare ed individuare soluzioni idonee a raccontare più che esporre semplicemente i materiali.
Il materiale iconografico, il trattamento materico delle superfici, gli elementi atipici usati per allestire i reperti, che in alcuni casi si ispirano ad elementi formali del repertorio classico, non seguono un intento ricostruttivo ma vanno interpretati, piuttosto, come citazioni, allusioni che possano contribuire a contestualizzare e rendere più comprensibile il dato scientifico.
Base circolare con quattro menadi danzanti, ciascuna contraddistinta da un attributo particolare, una cista, un tirso, una testa umana decapitata, un grande timpano ovale. La base in marmo bianco riprende il motivo della danza dionisiaca ereditato dal mondo greco di età ellenistica e molto diffuso nel repertorio degli elementi decorativi di case e giardini di epoca imperiale.
Il trapezoforo , configurato come leone dalle fauci spalancate e dalla folta criniera, ha sulla testa un listello modanato rettangolare destinato a sorreggere il piano di appoggio superiore. Il busto dell’animale è avvolto da una corona di foglie di acanto dalla nervature accentuata. Manca la base che doveva essere costituita da una zampa felina. (fine I – prima metà II d.C.)
Ritratto virile in marmo bianco, notevolmente frammentario. La testa, appartenente ad una statua, mostra una struttura concepita come solido geometrico dalla capigliatura cortissima e barba resa con lievi colpi di scalpello , tipica della ritrattistica tardo-antica.
Statua di Venere raffigurata nell’atto di acconciarsi i capelli. Il busto nudo è lievemente flesso in avanti e volto a sinistra. Il drappeggio annodato sul pube sembra trattenuto dai ginocchi serrati. La scultura di Alba Fucens è in marmo e sembra databile tra la fine del I sec. a.C. e l’inizio del I d.C.
Statua virile stante, con gamba sinistra flessa e destra portante. Il personaggio veste la toga di ampie dimensioni e presenta entrambe le braccia piegate in avanti; la testa doveva essere lavorata a parte e poi inserita nell’incavo posto al di sopra dello scollo. In basso a sinistra è posta una capsa cilindrica. La statua è databile in età claudia.